Negli ultimi anni esso è diventato veramente il pomo della discordia, un simbolo di identità contestato o difeso sia nei rapporti con l'Occidente sia soprattutto nell'ambito stesso del mondo islamico andando molto al di la come valore emblematico del fatto in se stesso.
Nel Corano è previsto un velo ,in arabo Higiab: letteralmente "copertura" ,che viene tradotto con velo e in francese talvolta anche con "foulard" che da una idea più elegante e gioiosa
la chioma della donna viene considerata un attributo di bellezza femminile e come tale deve essere per modestia coperta anche per non distrarre gli uomini dal raccoglimento religioso. Non viene però prescritto al di fuori della pratica religiosa. L'obbligo dl velo è durato nelle chiese cattoliche fino ai nostri giorni. Nell'ambito islamico invece si è diffuso generalmente il suo uso anche perchè la donna non doveva mostrarsi in pubblico e quando lo faceva si doveva coprire il più possibile. Abbiamo però una varietà di veli:alcuni coprono semplicemente i capelli, altri ch coprono anche il viso (chador iraniano) e altri ancora coprono completamente tutto il capo (burqa afgano). Per alcuni la prescrizione coranica viene interpretata come un semplice invito alla modestia del vestire delle donne e non propriamente come una tassativa prescrizione religiosa e il velo viene visto semplicemente come una tradizione ormai da superare. In questa ottica molte mussulmane ormai non lo usano più ,in molti paesi ormai è raro. Il problema poi si è complicato con la presenza di una minoranza ormai notevole di mussulmani in Occidente:è nato il problema se il velo possa essere indossato anche nelle scuole e negli uffici, se esso possa considerarsi una espressione di libertà culturale o invece un simbolo di discriminazione e di oppressione delle donne con ricorsi agli organi giudiziari e politici. Diversa potrebbe essere l’approccio che il velo ha con la moda, generalmente essa non andrebbe a braccetto con la religione, ma un gruppo di stilisti mussulmani sta creando vestiti islamici modesti ma trendy che stanno attirando l´attenzione delle donne abituate a rivelare un po´ più del loro corpo di quanto fanno le musulmane.
Per alcuni dei 50 stilisti di paesi musulmani che hanno mostrato le loro creazioni all´Islamic Fashion Festival nella capitale della Malesia con l’obiettivo della grazia decorosa. I creatori di moda hanno spiegato che sempre più donne, che non si trovano nei vestiti scollati occidentali, sono attratte dai drappi volteggianti e dai lussuosi tessuti dei vestiti una volta progettati per nascondere la figura femminile. Si nominano alcuni nomi di impronte stilistiche mussulmane come: Ameera Aamer, che si è specializzata su variazioni dell´abaya, il vestito femminile nero interamente coprente diffuso in Medio Oriente. "Negli ultimi quattro mesi, ho disegnato abayas per 15 donne occidentali".
Roxana mariam |
Roxana Mariam, una stilista anglo-bengalese che vive a Dacca e che ha cercato di creare una linea pronta da indossare senza indirizzarsi a nessun gruppo in particolare, ha commentato: "La maggior parte dei miei clienti sono occidentali e non musulmani".
La crescente domande per vestiti islamici sta lentamente conquistando anche stilisti affermati come la malese Melinda Looi, nominata stilista dell´anno alla sfilata dell´anno scorso: "Nelle nostre collezioni ogni anno cerchiamo di inserire l´ispirazione che ci viene dalla cultura musulmana.
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